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Inquinamento Ambientale e Malattie Endocrine – Sabato 18 giugno 2016 a Padova

Si comunica che sabato 18 giugno 2016 dalle ore 8.15 alle ore 13.30 presso il Centro Pio XII “Residenza Giubileo” 35142 Padova – Via Gemona, 8 si terrà il convegno “Inquinamento Ambientale e Malattie Endocrine ”

L’inquinamento ambientale rappresenta un’importante causa di patologie endocrine, la cui prevalenza è in costante aumento. Le sostanze inquinanti provocano gravi effetti sulla salute umana e sull’intero ecosistema e la loro pericolosità sta nella caratteristica, tipica della maggior parte di esse, di persistere nell’ambiente (POPs = Persistent Organic Pollutants) anche per molti anni. L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno, arriva inevitabilmente a diffondere attraverso la catena alimentare e, con il fenomeno del “bioaccumulo”, a raggiungere elevate concentrazioni (biomagnificazione). La gravità degli effetti sull’organismo umano e la nocività delle sostanze che agiscono come Interferenti Endocrini si possono manifestare in tutte le fasi dello sviluppo e del ciclo vitale, mettendo ad alto rischio le fasce d’età più vulnerabili, interferendo con il sistema endocrino danneggiando anche l’apparato riproduttivo. La comunità scientifica sta mostrando sempre maggior interesse e attenzione alle patologie endocrine che si sviluppano a causa della contaminazione ambientale. Scopo di questo convegno è promuovere una più approfondita conoscenza sul tema, stimolando un dibattito anche al fine di individuare le necessarie azioni e politiche di vera prevenzione primaria.

In allegato il programma dell’evento e l’invito a diffondere e condividere l’iniziativa agli interessati.
Inquinamento Ambientale e Malattie Endocrine – Sabato 18 giugno 2016 a Padova

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A Padova il problema non sono le cicogne

Nei giorni scorsi molti giornali hanno raccontato la favola breve delle 130 cicogne in arrivo all’Ospedale di Padova. Crisi aziendale, agitazioni sindacali e ricorso al prefetto, ecco cosa succede a restare incinte in così tante e tutte insieme (qui, qui, e qui qualche esempio di come è stata data la notizia).
E in fin dei conti questa storia sembra perfetta per il nostro paese, in cui la condizione implicitamente subalterna di madre e/o donna è uno dei chiari indici della mancata democrazia.
Nell’azienda ospedaliera di Padova, su 5500 dipendenti il 72% sono donne.
Questo significa che le 130 maternità di quest’anno non fanno eccezione rispetto a quelle degli anni scorsi e rientrano perfettamente nella media dei 120/135 casi.
Le maternità diventano un problema nel momento in cui la Regione Veneto non ne autorizza la sostituzione, creando delle carenze in organico, fino a dentro la sala operatoria.
Le mancate sostituzioni non sono però un trattamento riservato ai casi di maternità.
Non vengono adeguatamente rimpiazzati neanche i 60 casi annuali di malattie lunghe oltre i 60 giorni, e nemmeno i 400 prescritti quelli cioè che, a causa di patologie muscolo scheletriche, lavorano in modo limitato.
Si arriva così a cercare di rimanere operativi nell’assenza quotidiana di 200 risorse, quando il numero di persone alla ricerca di lavoro in questo momento è altissimo.
Nel reparto di cardiochirurgia i trapianti li fanno di notte, una notte si e una no, perché di giorno devono fare le operazione ordinarie.
“Questa succede quando per ripianare i bilanci delle ULS (unità locali sociosanitarie) si taglia sul personale e sui servizi.
Non è la maternità il problema ma l’emergenza cronica in cui versiamo da anni. Così non siamo in grado di garantire il servizio sanitario ai cittadini e al territorio, è questo il motivo dell’agitazione. Ho ricevuto molte chiamate dalle colleghe, mi chiedevano perché i giornali raccontassero la situazione enfatizzando sui casi di maternità. Non conosco i motivi ma mi è sembrato becero”, Giancarlo Go, delegato CGIL.

Tratto da https://mamminapostmoderna.wordpress.com/2016/02/02/a-padova-il-problema-non-sono-le-cicogne/

Ecoreati, cosa dice la nuova legge

ROMA – Il sì del Senato è definitivo. E la nuova legge sugli ecoreati introduce nel codice penale “nuovi delitti” contro l’ambiente.Sono cinque: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo e omessa bonifica.
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INQUINAMENTO AMBIENTALE
Il nuovo articolo 452-bis del codice penale punisce l’inquinamento ambientale con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 100.000 euro chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento “significativi e misurabili” dello stato preesistente “delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo e del sottosuolo” o “di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna. Sono inoltre previste delle aggravanti: reclusione da 2 anni e 6 mesi a 7 anni se dall’inquinamento ambientale derivi ad una persona una lesione personale; reclusione da 3 a 8 anni se ne derivi una lesione grave; reclusione da 4 a 9 anni se ne derivi una lesione gravissima reclusione da 5 a 12 anni in caso di morte della persona. Ove gli eventi lesivi derivati dal reato siamo plurimi e a carico di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave aumentata fino al triplo, fermo restando tuttavia il limite di 20 anni di reclusione.

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Vita, morte (?) e miracoli del Registro Tumori del Veneto

Il primo settembre 2011, il “Giornale di Vicenza”, in un articolo di F. Pepe, anticipava le linee di intervento del nuovo Segretario Regionale alla Sanità, dr. Mantoan , relative al SER (Sistema Epidemiologico Regionale ) , al Registro Tumori del Veneto (RTV) , collocato nell’Istituto Oncologico Veneto, e agli altri Centri a carattere sanitario finanziati dalla Regione ; lo scopo era di “ accorpare funzioni, tagliare le spese e aumentare l’operatività”. Oltre a una sola regia amministrativa da affidare all’Azienda ULSS 4, si prevedeva il trasferimento del SER a Padova nella stessa sede del RTV e la fusione SER – Registro Tumori che, si leggeva : “… avranno un unico direttore, lo stesso personale , una sola segreteria. …….Medici, statistici, impiegati che lavorano per una struttura lo faranno anche per l’altra”. Era quindi prevista una riduzione del personale che, per il SER , era di “… 11 persone (1 direttore, 4 medici, 5 statistici, 1 amministrativo.”

 

tum-624x258Questo intervento faceva seguito a diversi articoli comparsi nella stampa locale , Corriere della Sera-Veneto e Mattino di Padova, ai primi di agosto, in cui si parlava di “Tumori, registro fantasma “ , “Spesi milioni, fermo il registro tumori” , e così via. La polemica, che riguardava essenzialmente l’ASL di Padova in cui l’attività di registrazione si era interrotta per l’indisponibilità dei dati di anatomia patologica, era stata poi sopita da una lettera del Segretario nazionale dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori che , sottolineato che il RTV era il più grande registro italiano, evidenziava i problemi che tutti i registri avevano per la mancanza di un riconoscimento istituzionale nazionale, avvenuto solo a dicembre 2012 ( L.221 -17.12.2012), che permettesse loro di accedere legalmente alle informazioni sanitarie (Corriere della sera – Veneto 10.08.2010) . Continua a leggere