Gli ambienti urbani, così come si sono sviluppati, sono oggi caratterizzati dal sovraccarico edilizio, dalla mancanza di spazi verdi fruibili, dal rumore, dall’inquinamento atmosferico e visivo, dall’affollamento, e, nel periodo estivo, dall’eccessivo riscaldamento.
Queste situazioni sono sfavorevoli a condurre una vita in condizioni di benessere e sono invece favorevoli all’insorgenza di numerosi disturbi e patologie tra cui si evidenziano quelli psichici e in particolare la reazione di stress. Lo stress è una condizione fisiologica di adattamento dell’organismo agli stimoli posti dall’ambiente fisico e sociale, che può assumere connotazioni patologiche se prolungato nel tempo. E’ inoltre largamente documentato che gli svantaggi ambientali gravano sui membri più poveri della società e agiscono maggiormente nelle aree geografiche più deprivate. Più è svantaggiata una comunità, più è probabile chemanchino spazi aperti di buona qualità, percorsi facili pedonali e ciclabili, servizi accessibili e alloggi piacevoli e accoglienti.
Un’ampia letteratura scientifica prodotta negli ultimi due decenni mostra il nesso tra inquinamento atmosferico e danni alla salute con effetti acuti e cronici a carico del sistema cardiovascolare e respiratorio. In particolare è dimostrata una correlazione tra esposizione a inquinamento atmosferico ed effetti acuti, come mortalità giornaliera, ricoveri e accertamenti al pronto soccorso, visite ambulatoriali e consumo di farmaci per problemi cardiovascolari e respiratori. La relazione tra inquinamento atmosferico ed eventi avversi cardiovascolari è nota e studiata da tempo. Molti studi hanno evidenziato la relazione con lamortalità cardiovascolare. Una metanalisi effettuata nel 2009 dall’Health Effect Institute ha concluso che esiste una evidenza sufficiente dell’associazione causale tra inquinamento atmosferico e incremento della mortalità cardiovascolare.1 Una recente metanalisi pubblicata su JAMA2 ha mostrato che l’incremento della concentrazioni di molti inquinanti nell’aria comporta un aumento significativo del rischio di infarto miocardico acuto (ad esempio, l’aumento di 10 μg/m3 di PM2,5 comporta un incremento del 2,5% di rischio di infarto miocardico acuto e quello di 1 mg/m3 di CO comporta un incremento del 4,8% di rischio di infarto miocardico acuto).
Continua a leggere→